E’ successo: sabato scorso si è celebrato il matrimonio dell’anno, tra dirette tv e colpi di twitter alla voce #royalwedding. Il principe Harry e Meghan Markle si sono sposati.
Sposarsi con i piedi nella sabbia è nel nostro immaginario di ragazze cresciute a pane e telefilm americani.
Il matrimonio è il coronamento dell’amore, quel magico momento in cui due anime si uniscono in un sussurrato e sincero “sì”.
Ci siamo: è giunto il momento del conto alla rovescia per molte di noi.
Che si tratti di future spose, damigelle d’onore o semplici invitate, scommetto che abbiamo quasi tutte – almeno – un evento in programma per la prossima primavera estate.
Nella mia ricerca ne ho provati quasi 60, visitando ben cinque atelier – di cui uno due volte. E poi, sì, l’ho trovato. Sto parlando, ovviamente, dell’abito da sposa.
Alcuni di voi già lo sanno, lo hanno letto su Instagram dove ho pubblicato le mie impressioni a caldo.
Sto parlando della mia prima esperienza con l’abito da sposa, ovvero L’ABITO per eccellenza.
“Ti sposerò perché non mi chiedi mai il giorno che sarai mia sposa”. Eros Ramazzotti.
Ehm, ehm. Esattamente l’opposto di ciò che ho fatto io.
Non ricordo com’è successo, né il momento in cui è successo, ma pare che “la proposta” l’abbia fatta io al mio lui.
Non sono una persona romantica nel senso ordinario del termine. Dimentico anniversari, non regalo cioccolatini, non mi entusiasmo se ricevo fiori.